Se riusciamo a prendere anche solo una piccola distanza dai contenuti della mente, ed a sentire che “sono arrivati” senza che li chiamassimo, possiamo cominciare a fruire degli enormi vantaggi di questa posizione.
Il fatto che riusciamo piú facilmente a vedere le stranezze ed i difetti altrui viene infatti dalla distanza che ci separa de quelle cose. Se riusciamo a mettere una certa distanza fra la nostra parte osservante (l’essenza, “testimone” della nostra mente) ed i nostri sentimenti ossessivi, pensieri strani, atteggiamenti assurdi, bassezze, e cosí via, potremmo vederle e prenderne nota e cominciare a comporre un reale ritratto di noi stessi: infatti, se le osservazioni che facciamo sugli altri alimentano i nostri giudizi su di loro, che non portano alcun beneficio, quelle osservazioni che riusciamo a fare su noi stessi conducono al risveglio …
pur di farlo nel modo corretto …
Infatti, una questione di capitale importanza che va tenuta presente quando incominciamo ad osservare la nostra mente, i nostri sentimenti e le posizioni del corpo, é che dobbiamo farlo senza perdere la sensazione della nostra presenza, ossia quello stato di coscienza superiore senza il quale ci ritroveremo presto a vedere affiorare in noi ( e magari ad esprimere ) una quantitá di giudizi negativi su noi stessi. Questi giudizi entrano nella stessa categoria degli altri pensieri non chiamati, e quando emergono dalle loro tane, servono solo a farci stare male. Non é sbagliato avere un’opinione su noi stessi, ma quando questa arriva a suo piacere, occupa la nostra testa senza essere stat chiamata e ci lascia sconfortati, allora é uscita dal suo ambito: come ogni parassita della mente, essa non merita l’opportunitá di perseguitarci, né quando stiamo osservando noi stessi (nell’istante) né in retrospettiva.
Conviene considerare i contenuti della mente come se fossero ospiti di passaggio, quello strato “aggregato” a noi ma non realmente parte di noi, che si sta indebolendo e gradualmente cadrà.
E per questo che non abbiamo motivo di condannarci e vergognarci anche se sorprendiamo nella nostra mente dei pensieri orribili, indegni. La loro natura è a volte infra umana, bestiale: seguono una logica degna di un demonio, che non disdegna vendette, rancori, violenza e crudeltà. Ma se abbiamo la coscienza sveglia per osservarli, vuol dire che stiamo già cominciando a separarci da questa parte di noi, che sta perdendo il suo potere di controllarci.
Naturalmente se sappiamo che in passato queste parti brutte di noi hanno fatto del male attraverso di noi, è giusto agire per porre rimedio, e meritare il perdono di chi ha sofferto. Ma buttare via tempo a condannarci e consumarci nel rimorso, rientra fra le sofferenze inutili dalle quali abbiamo diritto a separarci.
Cioè …
In pratica, se ho pensiero del tipo “è tutta colpa mia”, farò quello che posso per separarmene, ma questo non vuol dire che non mi prenda le mie responsabilità, o non faccia il necessario per rimediare, se è necessario, a qualcosa di sbagliato che ho fatto. È la intromissione gratuita e penosa del pensiero che da una voce al mio senso di colpa quella che voglio eliminare, poiché non porta niente di buono, occupa il mio tempo e mi causa un dolore non necessario.