Le tracce del delitto

Riprendiamo qui un tema iniziato in un altro articolo, sulla difficoltà di vedere chi controlla la nostra mente, le nostre emozioni, i nostri movimenti.

La nostra memoria non è molto sviluppata, ordinariamente, sia perché non la alleniamo, sia perché la sua capacità è legata alla presenza a noi stessi, che è un evento raro nella psiche.

Alcune circostanze, però, la possono risvegliare in noi: in certi casi ho potuto assaporare cosa significa che fino ad un momento fa ero certo di non aver visto, sentito, vissuto qualcosa, ed un istante dopo sono certo del contrario: a me capita a volte al mattino, poco dopo essermi alzato, quando vedo o sento qualcosa, e di colpo mi ritorna alla mente un sogno intero che ho vissuto intensamente solo poco prima. E dov’era la memoria di ciò, sino ad ora?

Senza quel certo stimolo, avrei potuto ignorare del tutto il mio sogno, e probabilmente questo accade la maggior parte delle volte.

I pensieri ed emozioni che frequentano la nostra testa e pancia, in generale rientrano in questo stesso ordine di cose: hanno girato dentro di noi, hanno magari causato uno stato d’animo, o fatto partire delle azioni, ma sono rimasti nell’ombra.
Come i mandanti occulti di un delitto, costoro ne sono i responsabili più dell’esecutore, ma spesso nessuno viene a sapere del loro ruolo.

Più gettiamo luce sui processi occulti della nostra psiche, più sarà facile dare risposta alla classica domanda che ci poniamo, davanti ai nostri errori e nefandezze, quando guardiamo la nostra situazione con un minimo di distacco e ci chiediamo: “ma chi me l’ha fatto fare ?”. Sono stati loro, i nostri parassiti, che evidentemente, al momento di prendere una certa decisione, non avevamo visto minimamente, sicché, nel momento, avevamo avuto la sincera impressione che la scelta fosse nostra.

Quando ci sentiamo “fregati dalla vita”, e ci troviamo con situazioni insostenibili, in guai che si ripetono costantemente e non capiamo come ci siamo potuti cacciare in quella situazione, conviene ricordarci che ci siamo finiti dentro condotti da questi sgraditi ospiti, ma noi (i “reali noi”) possiamo uscirne ed interrompere la ciclicità della vita meccanica che i nostri aggregati psicologici cercano sempre di mantenere.