“Dubito ergo sum”: l’apprendimento cosciente
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Obiettivi del corso
La cultura, secondo Gaetano Salvemini, era “quello che resta dopo aver dimenticato tutto ciò che si è studiato”. Non so come si studiasse ai suoi tempi, ma al giorno d’oggi, mi pare doveroso fare una integrazione e dire: “ciò che si è studiato senza capirlo”. Infatti, per ogni volta che il nostro studio si sia basato sulla comprensione, troveremo a disposizione in noi nuove nuove entitá, categorie e relazioni, ossia quella struttura organizzativa con la quale possiamo interpretare e sistemare ciò che il mondo ci presenta: essa è l’eredità del nostro studio, che va molto al di lá dei contenuti che esso originalmente riguardava.
Quando si pone di fronte alle sue materie, lo studente dovrebbe sapere distinguere da dove possono sorgere le sue difficoltà di comprensione e di memorizzazione, o come interpretare una apparente “mancanza di interesse” per una certa materia: prendere coscienza di alcuni suoi preconcetti, per esempio, può rimuovere quelle barriere, invisibili ma non per questo meno dannose. che inducono il pensiero ad incanalarsi su binari obbligati, creando rigidità intellettuali che da sole non andranno via facilmente, poiché, essendo entrate nel nostro “modo di vedere” sono di fatto come degli occhiali, cioé difficilmente visibili per che li porta.
Così come non si corre con una gamba sola, nemmeno conviene studiare con un solo emisfero cerebrale: è necessario dispiegare, a fianco della razionalità, le proprie risorse creative, per vivacizzare l’apprendimento, aiutare la memoria, e magari scoprire da che lato dell’argomento di studio si accende improvvisamente un interesse. Forse è proprio la materia che abbiamo studiato con meno entusiasmo che si rivelerá, alla lunga, un grande investimento per la nostra vita adulta.
Come possiamo intuire, questo tipo di abilità e consapevolezze non sono solo rivolte agli studenti “in etá scolare”, ma sono un diritto di tutti coloro che si pongono davanti alla realtà, nostra maestra, con l’intenzione di apprendere con sguardo aperto ed onestà, anzitutto verso sè stessi. Seppure ad una certa etá lasciamo la scuola, non dovremmo però mai dismettere quell’habitus ideale dello studente, che sente sempre di stare imparando qualcosa: a mio avviso è questa la caratteristica che distingue chi vive come un giovane da chi ha ormai rinunciato ad esserlo.
Molti testi guidano nell’arte di imparare, proponendo tecniche e strategie per organizzarsi lo studio. Qui tento il tragitto da quel punto di partenza particolare che è uno sguardo rivolto verso l’interno, alla ricerca dei meccanismi del nostro modo di pensare che favoriscono od ostacolano quella progressiva integrazione fra noi ed il sapere che chiamiamo comprensione, l’alimento che permette alla nostra cultura di crescere.
Ogni società che voglia essere libera deve essere formata da cittadini vigilanti: sebbene nella nostra repubblica alcuni poteri li deleghiamo ad altri, siamo responsabili in prima persona di informarci e pensare in modo libero. Il rischio di venire ingannati da una informazione tendenziosa non puó mai considerarsi assente: e se da una parte questo significa avere giornalisti di alto livello, ancora più importante, a mio modo di vedere, è avere dei cittadini e dunque dei lettori di alto livello, capaci di esercitare discernimento. Questo dovrebbe iniziare dalla scuola, e dare uno stimolo in questa direzione è precisamente lo scopo che mi sono prefisso con questo corso.
Programma del corso
- Capito. In che senso?
1.1. Un momento di comprensione visto dall’interno
1.2. Relazione fra la comprensione ed altri processi analoghi
1.3. La componente del capire e quella del ricordare
2. Non ho capito. Perché?
2.1. Termini e rapporti come base necessaria
2.2. Il diritto di non aver capito
2.3. Ostacoli verso la comprensione
2.3.1. Presunzione di aver capito
2.3.2. Chiavi di lettura molteplici o alternative
2.3.3. I preconcetti: falsi segnali stradali
2.3.4. False memorie
2.4. Lo studio “meccanico”
2.4.1. studiare solo a memoria
2.4.2. la lettura automatica
3. Apprendimento critico
3.1. Certezze, dubbi e ignoranza
3.1.1. Coltivare I dubbi e trarne frutto
3.1.2. Il dubbio ragionevole
3.1.3. La domanda contiene in sè la risposta?
3.1.4. Attenti alle certezze (falsificabilità di un enunciato)
3.1.5. Il doveroso “non so”
3.2. Non seguire nell’errore
3.2.1. Abbracciare una teoria
3.2.2. Falsa consequenzialità
3.2.3. Autoinganno
3.3. Timori reverenziali? No grazie.
3.3.1. Una teoria non è “la verità” ma una spiegazione possibile
3.3.2. Miles Mathis ed Albert Einstein: la matematica non è un’opinione
3.4. “Evviva, un paradosso: qui c’è qualcosa da imparare!”
3.4.1. Il paradosso come indicatore di una comprensione perfettibile
3.4.2. La scoperta che prende il via da una “assurdità”.
4. Investire energie nello Studio
4.1. I presupposti
4.2. Studiare durante la spiegazione: la grande occasione!
4.3. Studiare a casa: consolidare e variare le prospettive
4.4. Studiare insieme o da soli? Le sinergie.
5. Tecniche mnemoniche – adesso è il momento della memoria
5.1. Tecniche di base (stanza romana, la forma del numero)
5.2. Tecnica avanzata generale
5.3. Creazione di catene cronologiche o di causa-effetto