Nella vita in generale, e specialmente nei momenti importanti, cerco di seguire una massima:
La prima cosa che ti viene in mente, non dirla!
…e la seconda, nemmeno. Osservale, piuttosto, e prendi nota. La terza prendila in considerazione, ma ricorda che qualche secondo di silenzio fa dà molti meno danni che una frase sciocca o risentita.
Se non si segue questo principio, poiché al momento di “non dire”, eravamo addormentati e dunque abbiamo detto, nascono quegli “scontri di parassiti” che sono poi il 99% dei discorsi umani che sentiamo tutti I giorni.
Un esempio: ci lamentiamo di qualcosa, e, sperando di ottenere un po’ di commiserazione, esclamiamo “oggi ho avuto una giornata terribile!”. Ma invece di compatirci, l’altro inizia “sapessi io!, pensa che stamattina é successo questo, e poi quest’altro!”, e cosí via, al che noi potremmo pensare “ma che razza di amico che ho”. E se poi protestiamo, l’altro se la prenderá, e cosí via, in una situazione ridicola in cui ciascuno pensa di avere diritto a grande commiserazione, mentre è certo che l’altro sia senza dubbio un piagnone rompiscatole.
Oppure la vicina ci comincia a parlare di qualcosa di lunghissimo e noioso, e non sappiamo come scappare, sicché alla fine inventiamo una scusa, e mentre noi dentro la testa le diciamo che è una rompiscatole, lei, a mezza voce, ci tira dietro qualche benedizione equivalente, perché voleva tanto andare avanti a recitare la sua litania.
É cosí che nascono tutte le nostre antipatie e rancori, e si rompono rapporti di amicizia e familiari: per mancanza di coscienza quando apriamo la bocca, o quando sentiamo l’altro (o lo ascoltiamo, in rari casi).
Se si mettesse al lavoro la coscienza prima di parlare e nell’ascoltare, quasi tutti i problemi descritti nei drammi e nei film non avrebbero luogo, poiché nascono, come é facile vedere, dal profondo sonno in cui siamo nei nostri rapporti con il prossimo, ed ancor prima, con noi stessi.