Ma insomma, che cos’è questa mente?

Riunendo ciò che ho potuto sperimentare, ha le caratteristiche di un meccanismo di trasmissione, ricezione ed elaborazione, che tocca il mondo fisico attraverso il cervello, nel quale è presente come una sostanza intangibile.
In un uomo sviluppato (che è la meta alla quale dovremmo tendere) questo meccanismo è al servizio di una parte superiore, che chiamiamo coscienza, la quale usa la mente quando serve, per alcuni scopi.
In un uomo comune del mondo attuale, questo meccanismo  è sfortunatamente è oppresso da un sovraccarico di informazioni e di pensieri che lo affollano. La parte superiore, la coscienza, è talmente ricoperta di incrostazioni, che lo strato inferiore, la mente, attraverso i suoi pensieri meccanici, simula la vita intelligente attraverso stereotipi, frasi fatte, preconcetti, e ripete all’infinito vecchie parole ed azioni.

Così, l’uomo medio è di fatto un automa, in una misura maggiore o minore, ma non può rendersene conto, perché è assente dalle proprie azioni, non guarda con gli occhi, e non ascolta con le orecchie, essendo la sua parte reale ibernata e reclusa, come gli infelici personaggi di matrix, ciascuno in una celletta, intubato e incosciente, mentre vive un sogno artificiale.

Grandi scienziati hanno affermato che le loro migliori scoperte ed invenzioni non sono venute dalla mente, ma da un altro livello. È facile ingannarsi in proposito, poiché una intuizione, per essere poi messa in parole, elaborata e poi comunicata, passa per la mente, e potremmo credere che la mente stessa l’abbia generata.

Ma fateci caso: nella testa a volte “casca” qualche cosa di intelligente, ma non perché ci siamo sforzati di generarlo attraverso un processo logico o deduttivo: è piuttosto che abbiamo creato le condizioni per riceverlo, una buona “pista d’atterraggio”.

Ma è una distinzione sottile, che assume un significato solo quando abbiamo “frequentato” la nostra mente a lungo, essendo “presenti”, altrimenti potremmo parlarne per giorni senza davvero concludere nulla.

Un signore che ha lasciato un’eredità straordinaria di scienza e cultura disse:

“La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servitore fedele.
Noi abbiamo creato una società che onora il servitore e ha dimenticato il dono.”

Ovviamente, dicendo “mente intuitiva”, sta parlando di qualcosa che è al disopra delle mente correntemente intesa, quella “che ragiona”.

Sapete chi era? Un certo Einstein.

La scienza mi chiede conto!

Ma come mettiamo d’accordo queste mie considerazioni con la mole di lavoro dei neurobiologi, psicobiologi, biopsicologi, e insomma, bio-psico-neuro-qualcosologi che di certo hanno i loro meriti e ragioni?

Diciamo che guardiamo il fenomeno da punti di vista diversi.

I vari -ologi, prendono misure elettriche o immagini (MRI, TAC. etc.) dei tessuti cerebrali, le comparano ai comportamenti, alle sensazioni, cercano le funzioni motorie e sensoriali relative a varie parti del cervello, le alterazioni corrispondenti a certi sintomi o patologie, e così via. Diciamo che guardano al cervello come “meccanismo elettro-biologico”, che è una maniera di vederlo più “oggettiva” (*) e che guarda il cervello dall’esterno. Guardano, diciamo, più il cervello che la mente, e soprattutto guardano il cervello di un altro, cioè da un punto di vista dal quale è molto più difficile percepire certe cose.

E gli psicologi? Guardano la nostra mente, più che il cervello, attraverso ciò che possiamo dire loro, con la nostra espressività verbale e gestuale, anch’essi passando dunque attraverso un mediatore (il paziente) e quindi, di nuovo, guardando la mente di un’altro, con le grandi difficoltà che esistono, dal momento che il mediatore, spesso, non è cosciente nel senso che qui intendiamo per questa parola.

Chi si sforza di osservarsi dentro, essendo presente a sé stesso, cerca invece di guardare dall’unico punto di vista capace di osservare la mente da dentro (l’essenza), e vede quindi fenomeni interni a livello personale (ma utili per tutti) poiché sta guardando da dentro.

(*) nel senso “condivisibile con altri scienziati”, per fare esperimenti che i colleghi possano ripetere, confermandoli, e trarre dei risultati generali, che poi possano avere un valore in un libro di testo. Nelle Scuole esoteriche, “oggettivo” ha un altro senso e valore. Qui vuol dire solo che posso facilmente mostrarlo agli altri.